Renaissance des Appellations – Düsseldorf
Parigi, 16.05.2013
Siamo venuti a conoscenza con un pò di ritardo della reazione di numerosi produttori italiani all’articolo da noi firmato e pubblicato sulla rivista Gambero Rosso. Comprendiamo perfettamente il loro stupore e la loro collera dato che il testo peccava di precisione nella traduzione e ha soprattutto sofferto una differenza di vocabolario e di significato tra il francese e l’italiano: l’utilizzo ed il senso delle parole “vini naturali” sono in effetti molto differenti tra i due paesi. Mentre in Italia per “vino naturale” si intende tutta la galassia di produttori che lavorano evitando l’utilizzo di chimica in vigna e cantina (vini bio, biodinamici etc), in Francia il concetto di “vin nature” si lega essenzialmente al segmento di vini prodotti senza utilizzo di SO2 in alcun momento della vinificazione, imbottigliamento incluso.
Per molto tempo in Francia si è chiamato “vino bio” un vino prodotto da uve in viticoltura biologica, così come era definita e controllata dal Ministero dell’agricoltura e da altri organismi di certificazione autorizzati.Noi abbiamo sempre difeso le pratiche di questo tipo di agricoltura biologica anche se i parametri previsti ci sono sempre apparsi insufficienti e legati a compromessi necessari a permettere la produzione di vini venduti a prezzi bassi, assecondando la richiesta dei canali di distribuzione e vendita.Abbiamo sempre incoraggiato soprattutto i viticoltori che praticano metodi biodinamici, alcuni dei quali, francesi e italiani, sono dei cari amici e ci siamo adoperati affinché il loro esempio fosse seguito da un sempre maggiore numero di loro colleghi produttori. Da un anno è stata peraltro emanata una legge europea che riporta una definizione legale di vino biologico che è anch’essa il risultato di un compromesso per cui ci si può certamente rammaricare per la mancanza d’ambizione. Ma non è questo ciò che denunciamo nel nostro testo.Nel nostro articolo la denuncia era rivolta al grande numero di cattivi vini prodotti in Francia da produttori che si proclamano “naturali” o “autentici” per una sorta di gioco semantico che sottintende che tutti gli altri vini non siano né naturali né autentici. In realtà si tratta di produttori che rifiutano l’utilizzo di SO2, che non ha niente a che vedere con la viticoltura biologica o rispettosa della natura!Ma il pubblico tende a chiamarli comunemente “bio”, manipolati da numerosi giornalisti incompetenti o da numerosi commercianti di vino che distribuiscono esclusivamente questa tipologia di vini.Noi riteniamo che i “vins nature” mal vinificati siano un insulto al terroir e al lavoro di numerose generazioni di vignerons che hanno perfezionato le tecniche di viticoltura e di vinificazione destinate ad esprimere al meglio il proprio terroir con la maggiore originalità e precisione possibile.
Noi accettiamo volentieri il fatto che dei produttori possano produrre dei vini “d’autore”, vini bianchi ossidati o rossi con evidenti aromi di stalla, e comprendiamo anche che dei consumatori possano amare questo tipo di vini (spesso più per ideologia che per gusto naturale),ma a partire dal momento in cui questi stessi produttori rivendicano poi l’utilizzo di una Denominazione di origine per vendere il vino, noi continueremo ad opporci. Tutto questo non scalfisce minimamente la nostra ammirazione per i meravigliosi vini prodotti da viticoltori naturali seri, di cui fanno parte, ne siamo certi, la maggior parte dei vignerons italiani che hanno firmato la lettera di risposta al nostro articolo.
Michel Bettane
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